Approfondimento scala dei piani Si tenga presente che le varie definizioni della scala dei piani sono state elaborate avendo in mente i formati "tradizionali": 1.33:1 (muto) e 1.37:1 (sonoro dal 1932 in USA, ma non necessariamente in altri paesi), nonché l'anomalo 1.15:1 circa (primo sonoro: 1927-1932 negli USA; ma in altri paesi, p. es. in Italia, tutti i film fino al 1935 compreso sono girati, ma non si sa se anche proiettati, in questo formato); tali definizioni possono essere adattate ai successivi formati panoramici (wide screen): 1.66:1, 1.75:1 e 1.85:1 (formati di proiezione non di ripresa introdotti in USA dal 1954 a seconda delle varie case di produzione; ma in altri paesi in anni diversi, e quasi sempre come formati anche di ripresa). Si può discutere se tale scala dei piani non debba subire variazioni o adattamenti nei formati anamorfici o scope, tipo 2.35:1.Va precisato, anche se nella nostra analisi non ne abbiamo tenuto conto per la difficoltà di individuarla, che la scala dei piani è determinata, oltre che dalla distanza della mdp dal centro dell'azione, dalla focale dell'obiettivo utilizzato: più la focale è corta, maggiore è l'apertura angolare e quindi maggiore la porzione di campo inquadrata. Il millimetraggio della focale (distanza tra pellicola e centro dell'obiettivo) può cambiare a seconda della marca degli obiettivi; a ciascuna focale corrisponde un'apertura angolare, cioè una copertura più o meno ampia del campo: più la focale è lunga, più la profondità del campo (salvo interventi massicci dell'illuminazione) risulta sfocata. Per il 35mm gli obiettivi possono essere a focale corta o grandangolari (F=18mm, 60º [la copertura angolare indicata è quella per il formato, o aspect ratio, 1.37:1 o Academy]; 25mm, 45º), a focale media o normali (35mm, 35º; 40mm, 30º; 50mm, 25º), a focale lunga o teleobiettivi (75mm, 15º; 100mm, 10º; 150mm, 5º). Si veda, per maggiori dettagli, la seguente tabella della variazione dell'apertura angolare orizzontale in rapporto ai vari formati e alle varie focali.
Va aggiunto che la scala dei piani è stata elaborata basandosi sui film di finzione e sulla conseguente necessità di stabilire in anticipo, in sceneggiatura o al momento delle prove di illuminazione o di recitazione, la distanza della mdp dal centro dell'azione e l'obiettivo prescelto. È probabile che tale scala vada rivista, o addirittura messa in questione, di fronte a film di nonfiction o sperimentali. La scala dei piani che adottiamo è quella di uso corrente in italiano, francese e inglese (in particolare, abbiamo tenuto conto di quelle proposte da Francesco Pasinetti, Vincent Pinel e Barry Salt, a sua volta ripreso da CineMetrics, come verrà specificato). Tuttavia riteniamo che sarebbe opportuno uniformare la terminologia, almeno in italiano, distinguendo i piani (prevalenza della figura umana sull'ambiente) dai campi (equilibrio o prevalenza dell'ambiente sulla figura umana) ed evitando denominazioni (come quelle di mezza figura o figura intera) che non includano i termini piano o campo. In grassetto le denominazioni adottate; fra parentesi alcune denominazioni da noi proposte in alternativa, anche tenendo conto di quelle adottate in inglese e in francese (in verde le preferite). Abbiamo sottolineato le terminologie non adottate nel sito CineMetrics (che a sua volta si basa sulla terminologia di Salt) o aggiunte da Pinel. Per quanto riguarda le inquadrature variamente chiamate, a seconda dei casi, particolari, dettagli o inserti, va detto che il termine "particolare" sembrerebbe prestarsi meglio a definire una porzione del volto o del corpo, "dettaglio" l'inquadratura di un oggetto o simili, "inserto" l'inserzione - appunto - di un'inquadratura che serva a situare una scena o a chiarire un'azione (come nel caso delle nostre inqq. 1 e 34). Il solo termine "inserto", come in francese e in inglese, ci sembra troppo generico.
Piani
Francesco Pasinetti, Filmlexicon. Piccola enciclopedia cinematografica, Filmeuropa, Milano, 1948 (redatto sulla base del Kleines Filmlexicon di Charles Reinert, Benziger, Einsiedeln-Zürich, 1946).
- Particolare (Part.)
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Vincent Pinel, Vocabulaire technique du cinéma, Nathan, Paris, 1996.
- Insert/Insert
Fonte: Cinemetrics. Although all the analyses in this book are done with the above categories, it might be preferable for future work to subdivide the category of Long Shot into Full Shot, which just shows the full height of the actor, and Long Shot showing the actor so distant that the frame height is two or three times the actor height, and still reserving Very Long Shot for those shots in which the actors are very small in the frame. Fonte: Barry Salt, Film Style and Technology: History and Analysis, cit., p. 142.
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